“L’economia circolare è un modello di produzione e consumo che implica condivisione, prestito, riutilizzo, riparazione, ricondizionamento e riciclo dei materiali e prodotti esistenti il più a lungo possibile.”
Questa è la definizione di Economia Circolare fornita dal Parlamento Europeo, dalla quale si può evincere la natura antitetica rispetto alla cosiddetta economia lineare che ha caratterizzato, e continua a caratterizzare in buona parte ancora oggi, la produzione di beni e servizi.
Cosa vuol dire?
L’economia circolare prevede un passaggio dall'attuale modello economico lineare (estrarre, produrre, utilizzare e gettare) verso modelli di produzione e di consumo circolari, con conseguente estensione del ciclo di vita dei prodotti, riduzione dei rifiuti al minimo e reintroduzione dei materiali recuperati nel ciclo economico.
L’economia circolare si pone quindi come obiettivo primario la riduzione al minimo del rifiuto prodotto, tenendo conto non solo dell’utilizzatore finale, ma di tutti gli stadi produttivi, dall'approvvigionamento delle materie prime al riciclo, passando per progettazione, produzione, rifabbricazione, distribuzione, consumo, uso, riutilizzo, riparazione e raccolta.
Così facendo, si andrebbe a concretizzare un modello basato sullo schema “produrre, consumare, trattare, riutilizzare, riciclare”, chiudendo il cerchio.
Finora l’economia ha funzionato con un modello basato su produzione, consumo e smaltimento, il modello lineare a cui abbiamo fatto riferimento prima, con il quale ogni prodotto è inesorabilmente destinato ad arrivare a “fine vita”.
L’economia circolare, al contrario, propone un modello di sviluppo sostenibile, che consentirebbe all’umanità di reperire le risorse, i beni e i servizi di cui ha bisogno.
L’umanità, infatti, si trova ad affrontare una sfida complessa al fine di favorire la transizione energetica e la riduzione delle emissioni di CO2, resa ancora più urgente dalle stime relative all’aumento della popolazione.
Lo scorso 15 novembre le Nazioni Unite hanno annunciato il raggiungimento della cifra di 8 miliardi di persone presenti sul pianeta, ma si prevede una crescita esponenziale nei prossimi decenni, fino a raggiungere i 9 miliardi entro il 2050. Questo si traduce in un aumento della richiesta di materie prime e del consumo di risorse naturali, che non saremo in grado di soddisfare senza implementare nuovi schemi basati, appunto, sull’economia circolare.
Come previsto dal Piano d'Azione europeo per l'economia circolare, infatti, è fondamentale dissociare la crescita economica dall'uso delle risorse e contribuire in modo significativo al raggiungimento della neutralità climatica entro il 2050.
Il Piano d’azione per l’economia circolare individua i possibili risparmi di materia in sette settori:
Attori principali dell’economia circolare sono, senz’altro, le imprese, che devono sviluppare sistemi produttivi sostenibili, ma anche i consumatori/cittadini dovranno adeguarsi, cambiando i propri schemi di consumo e di utilizzo di prodotti e risorse naturali. Ovviamente, non è meno importante l’intervento degli Stati e dei vari enti pubblici, che dovranno predisporre le condizioni affinché questi nuovi pattern possano svilupparsi e prosperare.
Nel mese di giugno 2022 è stata approvata, con Decreto Ministeriale n. 259, del 24 giugno 2022, la Strategia Nazionale per l’economia circolare, un documento programmatico volto all’individuazione delle azioni, obiettivi e misure che si intendono perseguire nella definizione delle politiche istituzionali per assicurare un’effettiva transizione verso un’economia di tipo circolare.
È possibile consultare il documento integrale qui.
“L’economia circolare, intesa come un nuovo modello di produzione e consumo volto all’uso efficiente delle risorse e al mantenimento circolare del loro flusso nel Paese, minimizzandone gli scarti, costituisce una sfida epocale che punta all’eco-progettazione di prodotti durevoli e riparabili per prevenire la produzione di rifiuti e massimizzarne il recupero, il riutilizzo e il riciclo per la creazione di nuove catene di approvvigionamento di materie prime seconde, in sostituzione delle materie prime vergini.”
Durante il G20 dedicato interamente all’ambiente, svoltosi a Napoli e presieduto dall’Italia, si è confermato l’impegno da parte dei Paesi coinvolti a moltiplicare gli sforzi per affrontare le sfide ambientali più urgenti, come:
In tal senso, è stata posta l’enfasi sul ruolo dell’economia circolare nel contrastare questi fenomeni:
“i Ministri del G20 hanno riconosciuto che l'efficienza delle risorse e l'economia circolare possono contribuire in modo significativo a rendere i consumi e le produzioni più sostenibili, a contrastare i cambiamenti climatici, la perdita di biodiversità, il degrado del suolo e a ridurre l’inquinamento.”
Abbiamo visto che il settore dell’edilizia è responsabile di circa il 50% delle estrazioni di materiali e del 35% dei rifiuti in ambito UE, ecco perché un ruolo strategico nella transizione verso questo nuovo modello economico circolare è attribuito alle città, luoghi nei quali vive oltre la metà della popolazione mondiale, una cifra che dovrebbe aumentare a due terzi entro il 2050.
“[...] le città – come stima l'AIE – rappresentano quasi i due terzi della domanda globale di energia e il 70% delle emissioni di carbonio del settore energetico, un'impronta di carbonio in continua crescita, che si aggiunge alle emissioni di altri settori.”
L’Italia si è dotata per questo di una Strategia Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile (SNSvS), con la quale raggiungere gli obiettivi contenuti nella Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, e più precisamente nell’Obiettivo 11: rendere le città e gli insediamenti umani inclusivi, sicuri, duraturi e sostenibili, in particolare:
In relazione alle aree urbane e ai territori, la strategia nazionale intende inoltre promuovere l’uso efficiente delle risorse in aree urbane, industriali e sul territorio e riprogettare città e territori, infrastrutture e servizi in ottica circolare, con approccio intersettoriale e sistemico.
In un’ottica di economia circolare è fondamentale la salvaguardia delle risorse naturali e dalla difesa della biodiversità delle varie aree.
In tal senso, la strategia nazionale e il PNRR hanno posto come obiettivo la messa a dimora di 1.650.000 alberi entro il 31 dicembre 2022, che dovranno diventare 6,6 milioni entro il 2024, ma anche il rafforzamento delle attività di forestazione urbana, per
“migliorare la qualità della vita e il benessere dei cittadini di tutti i comuni metropolitani attraverso interventi di rimboschimento che contrastino i problemi legati all'inquinamento atmosferico, all'impatto dei cambiamenti climatici e alla perdita di biodiversità.”
In tal senso, assumono una importanza rilevante anche le attività forestali urbane e periurbane nella riqualificazione di ambienti degradati e di aree dismesse.
Lo scorso 13 dicembre il Politecnico di Milano, attraverso l’osservatorio Energy&Strategy della School of management, ha presentato la nuova edizione del Circular Economy Report, che
“analizza alcuni dei principali trend che stanno caratterizzando il passaggio dal paradigma lineare ad uno circolare come nuovo modello di crescita rigenerativa per il mondo delle imprese, di esaminare le evoluzioni di carattere normativo a livello europeo, nazionale e regionale nel loro complesso, e di investigare i driver e le barriere all’adozione delle pratiche circolari in alcuni macro-settori industriali particolarmente interessanti dal punto di vista dell’Economia Circolare.”
L’obiettivo del report è provare a rispondere a tre quesiti:
Secondo il rapporto, nel 2022 il 57% delle aziende ha adottato almeno una pratica di economia circolare, in netto aumento rispetto al 44% del 2021.
Oltre ai benefici per l’ambiente, l’adozione dell’economia circolare nelle imprese produce anche vantaggi diretti, come evidenziato da questi grafici.